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venerdì 8 aprile 2011

IN MORTE DEI TRENTUNO

Si celebra oggi la scomparsa dei trentuno anni. O del trentaduesimo anno, essendo dalla mezza di ieri entrati a pieno titolo nel trentratreesimo. Anche se, a ben vedere, il trentratreesimo scatta dalle 21.15 di questa sera. Dunque, alle 21.16, tecnicamente…
Tutto questo cosa significa, oltre alla presenza di una pedanteria decisamente di troppo?
Significa che uno degli anni più intensi, contrastanti e significativi è giunto al suo termine formale.
La data di scadenza parla chiaro, e non si fanno proroge, almeno in questi casi.
Il trentunesimo muore qui con i suoi chiaroscuri, le sue gioie, l’equilibrio e le soddisfazioni; insieme al dolore sordo, allo smarrimento, alla devastazione più spietata e ad un fiume di lacrime versate in silenzio. Ed è proprio contro questo, il silenzio, che noi tutti ci troviamo oggi a puntare il dito: esso è responsabile e corresponsabile di troppi fraintendimenti e malintesi, di troppe nottate passate in bianco a scrutare in un animo già esausto prima ancora di realizzarsi.
E il silenzio di allora è anche il responsabile ultimo, e dunque primo, del silenzio di oggi.
Ma ora, parafrasando ciò che disse il ventiduesimo nel Portogallo di dieci anni fa, “Ie n’è tengh’ trentaddùe”.
Ed è tutta un’altra storia, storia che sarà pure maestra, ciclo e motociclo…ma che a volte è il caso di perdere un po’ di vista, buttandosi, chessò, su altre materie. Come l’educazione psico-fisica. O la geografia. Della serie: non si può morire dentro: vai a morire un po' più in là.

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